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Calano ancora le risorse alla cooperazione internazionale

di Openpolis e Oxfam
31/01/2019 - 10:33

Cooperazione Italia, ritorno al passato

1. Il taglio dei fondi per l’aiuto allo sviluppo

Esercizio #8

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L’aps italiano nel 2017

Nell’ambito dell’Agenda 2030 l’Italia ha sottoscritto gli obiettivi di sviluppo sostenibile che ci impegnano a raggiungere lo 0,7 nel rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo (aps) e reddito nazionale lordo (rnl) entro il 2030. Era stato poi fissato anche un obiettivo quantitativo intermedio dello 0,30 aps/rnl entro il 2020, che nel 2017 abbiamo raggiunto con tre anni di anticipo.

Vai ai
dati Ocse definitivi 2017
.

Negli ultimi anni l’Italia ha effettivamente aumentato i fondi destinati alla cooperazione e il rapporto aps/rnl è cresciuto fino a raggiungere nel 2017 l’obiettivo intermedio dello 0,30%. Vai a "Che cos’è l’aiuto pubblico allo sviluppo"

Aps, una crescita costante dal 2014 al 2017

Nel 2017 l'Italia ha raggiunto l'obiettivo intermedio dello 0,30 aps/rnl

DESCRIZIONE

Variazione del rapporto aps/rln dell’Italia dal 2012 al 2017. Alla crescita costante dell’aps in questi anni hanno contribuito le spese per l’accoglienza dei rifugiati, il cosiddetto “aiuto gonfiato”.

DA SAPERE

Il reddito nazionale lordo (rnl) di un paese viene calcolato sommando al prodotto interno lordo (pil), o sottraendo da esso, vari flussi di reddito tra paesi.

 

FONTE: Ocse 
(ultimo aggiornamento: venerdì 11 gennaio 2019)

 

5,203 miliardi di euro sono destinati dall'Italia alla cooperazione allo sviluppo nel 2017, come da "Relazione annuale sull'attuazione delle politica di cooperazione allo sviluppo 2017".

 

Il raggiungimento dello 0,30%, confermato dai dati Ocse definitivi per il 2017, è sicuramente un traguardo importante anche se sono molti i paesi sviluppati che fanno meglio di noi. L'Italia infatti si posiziona al tredicesimo posto sotto Irlanda e Finlandia. Alcuni paesi come il Regno Unito e la Danimarca hanno già raggiunto l'obiettivo dello 0,7 aps/rnl mentre Svezia, Lussemburgo e Norvegia lo hanno ampiamente superato arrivando a toccare l'1%. Inoltre, come vedremo nel capitolo 2, una parte importante del nostro aps, nel 2017 è ancora costituita da quello che viene definito aiuto gonfiato. Si tratta insomma di fondi che in realtà non escono dal nostro paese e che non sono realmente destinati ai paesi in via di sviluppo.

Italia tredicesima per rapporto aps/rnl tra i paesi Dac nel 2017

L'Italia ha mantenuto l'impegno ad aumentare il rapporto aps/rnl e nel 2017 ha raggiunto l'obiettivo dello 0,3%, previsto per il 2020.

FONTE: Ocse 
(ultimo aggiornamento: martedì 8 gennaio 2019)

 

Le prospettive dell'aps per i prossimi anni

Scarica la

 

Nota di aggiornamento al DEF

A settembre la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NaDef) aveva creato notevoli aspettative rispetto alle risorse che questo governo intendeva destinare all'aps. Nel documento era infatti previsto che il rapporto aps/rnl si sarebbe assestato allo 0,33% nel 2019 per poi crescere allo 0,36% nel 2020 e addirittura allo 0,40% nel 2021. Questi dati mostravano la volontà di superare l'obiettivo intermedio dello 0,30, raggiunto nel 2017, ponendosi target più ambiziosi.

Per la prima volta da molti anni calano le risorse per la cooperazione.

Le aspettative sono state però presto frustrate visto che le cifre della nota di aggiornamento al Def risultano completamente smentite dalla legge di bilancioapprovata dopo una lunga trattativa con la commissione europea. Uno dei principali risultati della trattativa è stata la riduzione al 2% del deficit previsto per il 2019. A settembre la nota di aggiornamento al Def prevedeva invece un deficit al 2,4% e tassi di crescita all'1,5% del pil. Un tale cambio di scenario ha avuto un impatto inevitabile su tutti i settori del bilancio pubblico e la cooperazione non è stata certo risparmiata.

Scarica la tabella n. 28 della legge di bilancio

 

Aiuto pubblico allo sviluppo

Le tabelle presentate dal ministero delle finanze parlano infatti molto chiaro, e stabiliscono una riduzione degli stanziamenti. Nel 2019 sono previsti fondi per la cooperazione per 5.077 milioni di euro, in calo a 4.654 milioni nel 2020 e a 4.702 milioni nel 2021 (previsioni di competenza). Con queste cifre, secondo una stima della rete di ong Link 2007, nel 2020 il rapporto aps/pil calerà allo 0,26, contro lo 0,30 (aps/rnl) che l'Italia si era impegnata a raggiungere in questa data, e che già era stato ottenuto nel 2017.

La crescita dell’aps promessa dal Def e smentita dalla legge di bilancio

Le previsioni contenute nella nota di aggiornamento del Def messe a confronto con stime basate sugli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio 2019.

DA SAPERE

Link 2007 ha proposto delle stime sul rapporto aps/pil basate sugli stanziamenti presenti nella legge di bilancio 2019, considerando una crescita prudenziale del pil pari all’1%.

FONTE: Nota di aggiornamento al Def e stime Link 2007 
(ultimo aggiornamento: martedì 8 gennaio 2019)

 

Come si può vedere non si tratta solo di mancare gli obiettivi, effettivamente ambiziosi, che il governo si era posto con la nota di aggiornamento al Def, ma di un drastico calo dell'aps. Link 2007 poggia le sue stime su una crescita del pil pari all'1%. Mantenendo questo approccio possiamo calcolare indicativamente a quanti milioni di euro ammonta la differenza tra le previsioni della nota di aggiornamento e le stime sugli stanziamenti della legge di bilancio, e si tratta di cifre considerevoli. Secondo le nostre proiezioni potrebbero essere quasi 730 milioni in meno nel 2019, 1,7 miliardi nel 2020 e 2,4 miliardi nel 2021.

2,4 miliardi verrebbero a mancare all'aps nel 2021, rispetto a quanto previsto dalla nota di aggiornamento al Def.

 

Oltre a questi dati generali l'Aoi, associazione delle ong italiane, ha segnalato altri aspetti della legge di bilancio che, se pur quantitativamente meno rilevanti, appaiono comunque politicamente significativi. Si tratta di un taglio ai fondi destinati alle agenzie delle Nazioni Unite - tra cui Unicef e Unhcr - di 35 milioni di euro e dell'accantonamento di 40 milioni di euro di fondi della cooperazione internazionale nella legge di bilancio.

Leggi le considerazioni di AOI
sulla manovra 2019
.

La riduzione del contributo italiano al sistema delle Nazioni Unite difficilmente può essere derubricato a una rinegoziazione tecnica delle quote di contributo, rappresentando piuttosto un segnale di disimpegno dal sistema multilaterale in contraddizione con la vocazione della politica estera italiana. Un segnale che si accompagna alla mancata adozione del Global Compact sulle migrazioni da parte del nostro paese.

Per quanto riguarda invece l'accantonamento di 40 milioni dalla voce cooperazione allo sviluppo del bilancio dello stato, bisogna tener presente che queste risorse rimangono formalmente alla cooperazione, anche se non vengono programmate come spesa. Tuttavia, vista la complessa situazione del bilancio italiano, non si può avere alcuna sicurezza che queste risorse saranno effettivamente sbloccate e in ogni caso si tratta di un altro segnale che indica che per il governo il tema della cooperazione non è tra quelli prioritari.

Foto credit: Oxfam

 

 

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PROSSIMA PARTE

PARTE 5 > Per non tornare indietro

Cooperazione Italia, ritorno al passato

2. La spesa per l’accoglienza dei migranti mantiene alto l’aiuto gonfiato dell’Italia

Esercizio #8

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L’aiuto gonfiato

Dal 2012 al 2017 l’Italia ha destinato risorse sempre maggiori all’aps. Tuttavia, per una corretta analisi dei dati è necessario evidenziare che è anche aumentata la percentuale dell’aps che non porta risorse addizionali ai paesi in via di sviluppo. Ad esempio, le spese per l’accoglienza dei rifugiati e per la cancellazione del debito sono conteggiate come aps dal comitato per gli aiuti allo sviluppo dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse-Dac), pur non finanziando direttamente progetti di contrasto alla povertà nel mondo. Questa parte dell’aiuto è stata definita “aiuto gonfiato” dalla confederazione di ong europee Concord. Questo significa che la crescita dell’aiuto allo sviluppo del nostro paese in anni recenti è in gran parte dovuta a risorse che non escono dai confini italiani.

Negli ultimi anni le risorse destinate all’aps aumentano in maniera costante. Tuttavia buona parte di queste risorse non vengono impiegate in progetti di cooperazione. Vai a "Che cosa si intende per aiuto genuino e aiuto gonfiato"

La crescita dell’aiuto pubblico allo sviluppo e la spesa per i rifugiati

Negli anni l'aumento delle risorse destinate all'aps è stata in buona parte trainata dalla crescita della voce "rifugiati nel paese donatore".

DA SAPERE

L’aiuto pubblico allo sviluppo si divide in due macro categorie. L’aiuto multilaterale e l’aiuto bilaterale. All’interno del bilaterale rientra la voce rifugiati nel paese donatore. Si tratta di fondi che non escono dal paese donatore e che poco hanno a che fare con l’aiuto ai paesi meno sviluppati.

FONTE: Ocse 
(ultimo aggiornamento: mercoledì 9 gennaio 2019)

 

I fondi della cooperazione si dividono in due grandi insiemi che indicano la via per cui arrivano ai paesi in via di sviluppo: attraverso i governi (bilaterale) o le organizzazioni internazionali (multilaterale). Vai a "Cosa sono il canale bilaterale e il canale multilaterale"

La quota di aps bilaterale è cresciuta costantemente negli ultimi anni passando dal 22,8% nel 2012 a poco più del 50% nel 2017. Questo incremento è stato però trainato dalla crescita dei fondi destinati alla voce "rifugiati nel paese donatore", crescita che si è arrestata solo nel 2017. In realtà in termini assoluti i fondi per questa voce sono aumentati anche nel 2017 ma per la prima volta la quota che questi occupano sul totale dell'aps si è ridotta.

30,8% la quota di aps destinata nel 2017 alla voce "rifugiati nel paese donatore". Nel 2016 era il 32,7%, è la prima volta che questa percentuale si riduce da molti anni.

 

L'aiuto genuino

Dato questo elemento distorsivo dei dati sull'aiuto pubblico allo sviluppo, è utile guardare l'andamento dell'aps al netto dell'aiuto gonfiato, ovvero quello che può essere definito genuino o puro. Questo è crollato nel 2012 e ha ripreso a crescere in maniera molto graduale tornando sui valori iniziali solo nel 2015. In quegli stessi anni cresceva in maniera molto più sostenuta la spesa italiana per affrontare la crisi migratoria superando, nel 2016, l'aps puro. Nel frattempo però una parte della spesa per i migranti veniva anche contabilizzata in aps come "rifugiati nel paese donatore" alimentando così l'aiuto gonfiato.

Aps puro e spesa per i migranti a confronto (2011-2017)

Nel 2016 la spesa sostenuta per i migranti ha superato l'aps puro o genuino

DA SAPERE

Attualmente il costo per l’accoglienza dei rifugiati viene contabilizzato sia nel Def nella spesa per l’emergenza migranti (nella sotto categoria “accoglienza”) che nell’aiuto pubblico allo sviluppo (nella sotto categoria dell’auto bilaterale “rifugiati nel paese donatore”). L’aps puro (o genuino) è invece l’aiuto pubblico allo sviluppo meno la spesa per i rifugiati nel paese donatore.

FONTE: Dati aps da fonte Ocse e dati sulla spesa per l'emergenza migranti dal Def 2017 e 2018
(ultimo aggiornamento: mercoledì 9 gennaio 2019)

 

I fondi della cooperazione e l'esternalizzazione della gestione delle frontiere

Scarica l'Allegato n.28 della legge di bilancio

 

Aiuto pubblico allo sviluppo

Nonostante la riduzione delle richieste di asilo, nel prossimo triennio in media 1,6 miliardi di euro l'anno dell'aps verranno gestiti dal Ministero degli interni.

 

Per quanto riguarda l'aps erogato attraverso il canale bilaterale, nella legge di bilancio viene indicato l’insieme delle risorse allocate annualmente ai vari ministeri per l’attuazione delle politiche di cooperazione allo sviluppo. Nonostante tra il 2017 e il 2018 lo sbarco di migranti in Italia sia calato di oltre l'80%la legge di bilancio mantiene per il triennio 2019-2021 consistenti stanziamenti per la parte della cooperazione internazionale gestita dal ministero dell’interno. Al Viminale andranno oltre 1,8 miliardi nel 2019, 1,5 nel 2020; di 1,4 nel 2021 (previsioni di cassa). Questi fondi sono destinati ad essere utilizzati anche per progetti in paesi della rotta migratoria nell’Africa mediterranea e subsahariana: si tratta di oltre 9,9 milioni nel 2019 e di 8,9 nel 2020 e 2021 per "assistenza ai paesi terzi in materia di immigrazione e asilo".

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Cooperazione Italia, ritorno al passato

3. Esternalizzazione, la nuova frontiera degli aiuti allo sviluppo

Esercizio #8

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Studi internazionali hanno mostrato come gli aiuti nei settori di salute e istruzione possono convincere le persone che non vale la pena di cercare una vita migliore all’estero.

Un aumento dell’aiuto allo sviluppo verso i paesi di origine dei migranti corrisponde a una riduzione delle migrazioni regolari. L’effetto appare particolarmente rilevante quando analizziamo l’aiuto nei cosiddetti settori sociali, ovvero la sanità e l’istruzione.

- Mauro Lanati (Migration Policy Centre - Eui)

Vai all’intervista a
Mauro Lanati
.

Ad oggi però, per ridurre i flussi migratori provenienti dall’Africa, i paesi dell’Unione europea hanno scelto di investire in maniera crescente nel controllo delle frontiere.Spesso questo avviene a scapito dei servizi essenziali: cibo e acqua, salute, istruzione di base. Elementi determinanti per combattere la povertà e le cause profonde delle migrazioni forzate.

Sempre di più i soldi della cooperazione allo sviluppo finanziano attività di controllo delle frontiere in Africa

 

La più rilevante criticità che la società civile europea ha denunciato negli ultimi mesi è la tendenza generale dell’uso progressivo degli aiuti dell’Unione europea a favore degli interessi nazionali per l’esternalizzazione delle frontiere. Come ha affermato la confederazione di ong Concord, negli ultimi anni la spesa per aiuti in materia di “conflitti, pace e sicurezza”  – che in concreto consiste in finanziamenti alle forze dell’ordine in paesi africani spesso poco democratici – ha superato la crescita di tutte le altre tipologie di aiuto.

Il Trust fund

Questo è avvenuto in particolare attraverso il Trust fund di emergenza per l’Africa istituito nel 2015 al vertice euro-africano de La Valletta.

Con un budget di 4,1 miliardi di euro – provenienti per il 95% da risorse per lo sviluppo – il Trust Fund finanzia progetti di gestione dei flussi migratori in Africa Vai a "Cosa è il Trust Fund Europeo di Emergenza per l’Africa  "

Dal 2016 infatti il Trust Fund ha utilizzato un’ampia quota delle sue risorse, pari al 35%, per l’attività di controllo delle frontiere. Si tratta di una tendenza che rischia di produrre una distorsione delle finalità dell’aiuto allo sviluppo. L’Italia è il secondo contributore del Trust Fund con 110 milioni di euro. Il nostro paese inoltre ha destinato 232 milioni del Fondo Africa per la cooperazione dell’Italia con i paesi di origine e di transito dei migranti. Le risorse per i due strumenti in parte si sovrappongono.

Gran parte del Fondo Africa va al Trust Fund europeo

Destinazione delle risorse dello strumento istituito per favorire la gestione delle migrazioni fuori dai confini dell'Ue

FONTE: Rendiconto dello Stato per l'anno 2017 e risposta del sottosegretario Manlio Di Stefano all'interrogazione scritta di Lia Quartapelle per l'anno 2018 
(ultimo aggiornamento: martedì 30 ottobre 2018)

 

Da varie parti si sono levate voci critiche sulla mancanza di trasparenza dell'uso dei fondi del Trust Fund e del Fondo Africa. ln particolare - come segnalato dalla Corte dei Contieuropea - non risulta essere previsto un sistema di indicatori per la valutazione dell'impatto né dei progetti del Fondo Africa né di quelli del Trust fund.

Leggi la relazione della corte dei conti europea
Il fondo fiduciario di emergenza dell’Unione europea per l’Africa
.

ll budget europeo

Negli ultimi mesi si è aperta la rinegoziazione del budget europeo per il periodo 2021-2027 (Multiannual financial framework - Mff). Tuttavia è ormai evidente che le trattative sono in una fase di stallo e che le decisioni fondamentali saranno demandate alla prossima legislatura, quando sarà entrato in carica il nuovo parlamento e si formerà una nuova commissione europea.

Nel corso di questo processo le ong europee di sviluppo chiedono alle istituzioni e ai leader europei di salvaguardare natura e finalità dell’aiuto allo sviluppo dell’Unione. In particolare che le risorse allocate per le politiche di sviluppo europee  (89 miliardi) siano coerentemente stanziate per produrre cambiamenti trasformativi e sviluppo sostenibile in linea con le ambizioni dell’Agenda 2030.

In Italia, di fronte all'aumento delle risorse stanziate per il controllo delle frontiere, la società civile chiede che si faccia di tutto per evitare una dannosa scissione tra due politiche di cooperazione allo sviluppo. Una rispondente alle finalità della legge 125/2014 sulla cooperazione internazionale. L’altra volta a utilizzare i fondi di sviluppo per esternalizzare il controllo delle frontiere. Per far sì che la cooperazione allo sviluppo continui a essere strumento di contrasto alle disuguaglianze e di giustizia sociale è necessario distinguere le politiche di cooperazione vere e proprie da quelle di controllo e gestione delle frontiere nei paesi di origine e transito delle rotte migratorie mediterranee.

 

Foto: Oxfam

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4. Impegno per lo sviluppo, la differenza tra il dire e il fare

Esercizio #8

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Dall’analisi dei dati definitivi Ocse per il 2017, emerge che le attività finanziate attraverso il canale bilaterale non rispondono in modo adeguato e coerente alle priorità stabilite nel documento triennale di programmazione e indirizzo 2017-2019 approvato dal Coordinamento Interministeriale Cooperazione allo Sviluppo (Cics). Se ad esempio agricoltura, diritto al cibo e servizi essenziali sono considerati settori prioritari per sconfiggere fame e povertà sulla carta, questo nella pratica trova riscontri pratici inadeguati. Inoltre l’impegno preso nei confronti dei paesi agli ultimi posti nei livelli di sviluppo (ldcs) non risulta confermato dalla percentuale di aiuti ad essi destinati.

Vai al
documento triennale di programmazione e indirizzo 2017-2019
.

Le Nazioni Unite raccomandano il raggiungimento dello 0,15 aps/rnl destinato agli ldcs. Ma l’Italia nel 2017 destina a questi paesi lo 0,06 aps/rnl. Vai a "Che cosa sono i paesi ldcs"

Italia tra gli stati che donano meno ai paesi meno sviluppati

L'Italia è il 20° tra i 29 donatori Ocse per percentuale di aps investita nei paesi meno avanzati.

DA SAPERE

La promessa dell’Italia è raggiungere l’obiettivo dello 0,15% dell’rnl ai paesi lcds.

FONTE: Ocse 
(ultimo aggiornamento: lunedì 7 gennaio 2019)

 

I settori di intervento

Le priorità di agricoltura, istruzione e salute rappresentano poco più del 12% di tutto l'aiuto bilaterale italiano per il 2017.

 

Agricoltura, cibo,  sicurezza alimentare, accesso all’acqua pulita, assieme ai servizi essenziali: sanità e istruzione di base,   vengono da sempre indicati come prioritari e strategici per la fuoriuscita dalla povertà. Nonostante nel documento di programmazione 2017-2019 della cooperazione allo sviluppo si affermi la volontà di rafforzare l’ impegno operativo in questo ambito, stando ai dati Ocse nel 2017, all'agricoltura è stato destinato solo il 1,7% dell'aps bilaterale. E non godono di finanziamenti significativi neanche  istruzione  e sanità di base  che ricevono complessivamente poco più del 10%.

Oltre la metà dell’aps bilaterale nel 2017 è andato all’accoglienza dei rifugiati

Nonostante l'agricoltura sia considerata priorità, l'Italia ha destinato a questa voce solo l'1,7% dell'aps bilaterale

DA SAPERE

Secondo le regole dell’Ocse i paesi donatori possono conteggiare come cooperazione allo sviluppo le spese per il primo anno di accoglienza dei migranti.

FONTE: Ocse 
(ultimo aggiornamento: domenica 6 gennaio 2019)

 

La compressione delle quote di aps bilaterale destinate a questi settori è da imputarsi in buona parte alla voce "rifugiati nel paese donatore". Come abbiamo visto infatti questa voce è letteralmente esplosa negli ultimi anni arrivando a occupare oltre la metà dell'aiuto bilaterale.

In ogni caso anche escludendo dai calcoli le spese per i "rifugiati nel paese donatore" la distribuzione delle risorse mostra evidenti contraddizioni con le priorità settoriali dichiarate e quanto effettivamente destinato. I dati della Relazione annuale sulla politica di cooperazione allo sviluppo infatti confermano come prendendo in esame anche soltanto l'ambito ristretto dei flussi bilaterali effettivamente allocati i settori prioritari non risultano sostenuti da investimenti adeguati.

Aiuto pubblico bilaterale allocabile per settore

La composizione dell'aps bilaterale nella sua componente allocabile.

DESCRIZIONE

L’aps bilaterale allocabile, per definizione, non include parti della spesa in aps che non sono allocabili, come ad esempio le “spese per i rifugiati nel paese donatore”.

DA SAPERE

L’articolo 12 della l.125/2014 stabilisce che il ministero degli esteri predisponga annualmente una relazione sulle attivita’ di cooperazione allo sviluppo realizzate nell’anno precedente.

FONTE: Relazione annuale sulla politica di cooperazione allo sviluppo 
(ultimo aggiornamento: venerdì 11 gennaio 2019)

 

Le aree geografiche

L'area geografica che l'Italia considera prioritaria è l'Africa. Questa priorità appare in effetti confermata dai dati sulla distribuzione geografica dell'aps (sia bilaterale che multilaterale). Se si considerano le risorse di aps che varcano i nostri confini nazionali (e quindi non la voce "rifugiati nel paese donatore") risulta che l'Italia ha destinato all'Africa subsahariana, negli anni 2016-2017, il 36,5% degli aiuti. Al secondo posto invece si trova l'Europa con il 20,5%.

Nonostante questo bisogna anche rilevare che la quota di risorse destinate al continente africano si è ridotta di circa l'8% rispetto agli anni 2006-2007, a fronte di una crescita di oltre 10 punti degli aiuti destinati ad altri paesi europei.

La distribuzione geografica dell’aps italiano

L'Africa subsahariana è l'area geografica a cui sono destinati più fondi

DESCRIZIONE

La distribuzione geografica dell’aiuto pubblico allo sviluppo dell’Italia negli anni 2016-2017 corrisponde sostanzialmente alle priorità enunciate nei documenti programmatici. L’Africa, considerata dal nostro paese la prima priorità, è effettivamente l’area a cui sono destinate la maggior parte delle risorse.

DA SAPERE

È qui considerato sia l’aps bilaterale che quello multilaterale, destinato alle organizzazioni internazionali. Sono escluse le componenti di aps non allocabili geograficamente (come ad esempio le spese per i rifugiati nel paese donatore).

FONTE: Ocse 
(ultimo aggiornamento: mercoledì 9 gennaio 2019)

 

 

Foto credit: Oxfam

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5. Per non tornare indietro

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Le promesse mancate della legge di bilancio

Un ritorno indietro, è il rischio concreto che si profila con le cifre stanziate dalla nuova legge di bilancio. Per la prima volta dal 2012 si inverte la tendenza di crescita e si prefigura una riduzione delle risorse della cooperazione per il triennio 2019-21. Gli obiettivi indicati solo a settembre con la nota di aggiornamento al Def sono stati clamorosamente disattesi. Il consolidamento della crescita e la forte accelerazione che ci doveva portare a raggiungere il livello dei maggiori paesi donatori si è rivelata alla prova dei fatti solo un miraggio.

L’obiettivo dello 0,30% raggiunto e poi perduto

L’obiettivo intermedio dello 0,30 aps/rnl è stato raggiunto con 3 anni di anticipo, ma rischia ora di essere clamorosamente mancato nel 2020. L’obiettivo non sarà certamente raggiunto se gli stanziamenti per il 2020 resteranno quelli previsti dalla legge di bilancio, producendo un danno alla credibilità del nostro paese in ambito internazionale. Questo soprattutto nei confronti dei popoli e dei paesi dell’Africa e del Mediterraneo, aree cruciali per le sfide dello sviluppo e la pace che l’Italia e l’Europa hanno di fronte.

In questi ultimi anni l’aps italiano è cresciuto in maniera costante, anche se questa crescita è stata fortemente condizionata dai “costi dei rifugiati nel paese donatore”. Sostanzialmente si è trattato di soldi sottratti agli obiettivi veri e propri della cooperazione, a partire dalla lotta alla povertà, e che non hanno mai varcato i confini italiani.

La coerenza e il coordinamento per evitare l’uso improprio dei fondi per la cooperazione

Nonostante la riduzione delle risorse previste dalla legge di bilancio per l’aps, la componente del ministero dell’interno rimane molto elevata anche per i prossimi anni. Oggi, a fronte della forte diminuzione dei flussi migratori, ci si chiede come saranno utilizzate le risorse che progressivamente si renderanno disponibili. Esiste il concreto rischio che, senza una strategia coordinata e coerente, la cooperazione si frammenti, facendo crescere la tendenza a utilizzarla come uno strumento per condizionare i flussi migratori. Pensare di risolvere in questo modo un problema epocale come quello delle migrazioni sarebbe illusorio, oltre che sbagliato, sul piano etico e del
rispetto alle leggi internazionali della protezione umanitaria.

Inoltre sulla base dei dati definitivi Ocse-dac, anche nel 2017 si registra una grande differenza “tra il dire e il fare”. Questo risulta evidente confrontando il documento triennale che definisce le priorità del nostro paese con l’effettiva allocazione delle risorse. Così l’impegno a tenere come riferimento strategico l’agenda 2030 dando priorità a temi come la sicurezza alimentare, l’agricoltura e la sanità e l’istruzione di base appare in buona parte disatteso. Anche guardando solo alla componente bilaterale e scontando la sostanziosa parte relativa alle “spese per i rifugiati nel paese donatore”, si registrano miglioramenti insufficienti però a produrre un impatto significativo. Per ottenere una cooperazione realmente aderente ai principi di efficacia è necessario colmare questo divario.

Senza la partecipazione degli attori non decolla il sistema della cooperazione

Sul piano interno permangono difficoltà sul funzionamento degli strumenti di consultazione previsti dalla legge. Il comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (cics), che dovrebbe garantire il coordinamento tra i ministeri in materia di cooperazione, si riunisce molto raramente. Il consiglio nazionale della cooperazione (cncs), che è composto da tutti gli attori (ministeri, organizzazioni della società civile, autorità locali, imprese, università) e dovrebbe svolgere funzioni consultive e di indirizzo del sistema, non è di fatto operativo e nel corso dell’ultimo anno non è stato mai convocato.

L’agenzia per la cooperazione ancora senza una guida

L’ agenzia per la cooperazione (aics) è lo strumento per realizzare la cooperazione sul campo e, dopo tre anni di rodaggio, se pur tra molte difficoltà si era messa in moto. La legge di bilancio però prevede uno stanziamento di risorse “piatto”, senza alcun aumento, prorogando al 2019 l’urgente completamento dell’organico con nuove assunzioni. Purtroppo la valorizzazione di uno strumento che costituiva una delle più importanti novità della legge di riforma del settore non sembra essere una priorità dei decisori politici. Prova ne è il fatto che la carica di direttore dell’agenzia è vacante da quasi un anno. A questo punto si attende la nomina da parte del ministro degli esteri del nuovo direttore dopo che il concorso pubblico si è concluso ormai a settembre.

Inattuato l’impegno per la trasparenza

Il sito open aid dovrebbe permettere di verificare la coerenza tra quanto il decisore pubblico si propone di fare attraverso i documenti di programmazione e quanto viene effettivamente realizzato. Tuttavia a fine 2018 open aid non risulta correttamente aggiornato con i dati del 2017. Inoltre non è possibile al momento controllare a quali paesi e a quali attività sono destinate le risorse e si trovano evidenti incoerenze tra il dataset della sezione open data e le informazioni visualizzate attraverso la piattaforma. Considerando lo stato attuale di difficoltà nel reperire dati aggiornati, rischia di essere perso il progresso fatto con l’avanzamento dal livello “very poor” a “fair” ottenuto dallo Iati (International Aid Transparency Initiative) che ha negli ultimi anni sancito il miglioramento dell’Italia nella condivisione dei dati sulla cooperazione allo sviluppo.

La peer review e le raccomandazioni per un cambiamento di rotta

Fatte queste considerazioni e tenendo presente che quest’anno il Dac (comitato sviluppo dell’Ocse) effettuerà la valutazione periodica sulla cooperazione italiana, la prima dopo l’entrata in vigore della legge di riforma della cooperazione, sarebbe quindi necessaria e urgente una rapida inversione di rotta attraverso:

  • La riprogrammazione delle risorse dell’aps in ambito triennale tale da garantire almeno il raggiungimento dello 0,30% nel 2020.
  • Rafforzare il coordinamento e la coerenza a livello interministeriale nella definizione di una strategia corrispondente a un uso appropriato delle risorse.
  • Garantire che le risorse progressivamente rese disponibili dalla diminuzione dei flussi migratori vengano utilizzate in modo efficace e coerente con gli obiettivi propri della cooperazione e dell’agenda 2030.
  • Definire un quadro di risorse programmate da destinare agli lcds e garantire la coerenza tra obiettivi dichiarati e risorse effettivamente allocate.
  • Realizzare entro l’anno il completamento della pianta organica dell’agenzia per la cooperazione e procedere in tempi brevissimi alla nomina del nuovo direttore.
  • Garantire il regolare lavoro del consiglio nazionale per la cooperazione e dei gruppi tematici ad esso collegati, assicurando così la partecipazione e il contributo di tutti gli attori al processo di funzionamento del sistema nazionale della cooperazione.
  • Garantire una piattaforma unica dove sia possibile reperire un set di dati completi e aggiornati sulla cooperazione italiana, in modo da permettere agli attori del settore, agli esperti e a un pubblico interessato di accedere a tutti i dati.

 

Foto credit: Oxfam

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