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Proposta di legge a firma Rometti/SeR e Solinas/PD per dichiarazioni anticipate trattamento sanitario,dibattito in commissione

Esperti di diritto sanitario e medicina sono stati ascoltati ieri dalla Terza commissione dell'Assemblea legislativa dell'Umbria, presieduta da Attilio Solinas, a proposito della proposta di legge che prevede l'istituzione di un Registro regionale delle Dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (Dat), di iniziativa dei consiglieri Rometti (SeR) e Solinas (Pd). I medici apprezzerebbero una volontà scritta dal paziente sul dare o no il proprio consenso ai trattamenti sanitari in caso di perdita di coscienza, ma sono emersi profili di illegittimità su una materia di competenza dello Stato.
Politica
Umbria 03/03/2016 - 11:52

Perugia, 3 marzo 2016 – La Commissione Sanità e Servizi Sociali
dell'Assemblea legislativa, presieduta da Attilio Solinas, ha ascoltato ieri
pomeriggio gli esperti di diritto sanitario e alcuni medici specialisti
interpellati sulla proposta di legge riguardante l'istituzione in Umbria di
un Registro regionale delle Dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario
(Dat), di iniziativa dei consiglieri Rometti e Solinas. 
Registrata una sostanziale condivisione delle finalità del progetto di legge
e l'approvazione da parte dei medici presenti di uno strumento che consenta
al paziente non più in grado di decidere sul proprio trattamento sanitario
di dichiarare in anticipo le proprie volontà sulle cure cui essere o non
essere sottoposto. Tuttavia, proprio perché si tratta di dare o no il
proprio consenso sui trattamenti medici, è stato evidenziato come questa sia
materia di competenza statale e non delle Regioni, alcune delle quali,
infatti, hanno già subito impugnative su analoghi disegni di legge. 
 
A sostenere l'impossibilità di intervento della Regione su materie di
competenza dello Stato è stata, in particolare, Assunta Moresi, docente
dell'Università di Perugia e consulente del ministro Lorenzin, che ha
parlato comunque a titolo personale, in qualità di esperta: “il problema
– ha spiegato - è che si tratta di atti di consenso o dissenso rispetto ai
trattamenti medici, di evidente competenza legislativa statale. Trattandosi
di tutela della salute, non si possono avere difformità a livello regionale.
Si tratta di atti molto personali che non possono essere oggetto di normative
secondarie. Le pronunce già esistenti non lasciano spazio di manovra: più
volte la Corte Costituzionale ha ravvisato che il legislatore regionale su
questo tema ha ecceduto nelle proprie competenze, ribadendo che l'ordinamento
civile resta riservato allo Stato. Se si parla di consenso informato a
proposito di tali dichiarazioni – ha spiegato la consulente del Ministero
– allora è certo che la competenza è dello Stato, come dimostrano le
sentenze precedenti. Se non si tratta di consenso informato, visto che la
legge non lo esplicita, allora stiamo parlando di pezzi di carta, senza
contare le perplessità legate alla figura del cosiddetto 'fiduciario', colui
che materialmente consegna al medico le volontà antecedenti del paziente”.
 
Di diverso avviso la docente di Scienze politiche e studiosa di diritto
sanitario Alessandra Pioggia, secondo la quale “esiste un diritto  di
tutti noi a non essere sottoposti a trattamenti sanitari, come sancisce
l'articolo 32 della Costituzione, e c'è un pronunciamento del Consiglio di
Stato del 2012 che sancisce il diritto inviolabile del paziente di rifiutare
le cure e l'obbligo dell'amministrazione sanitaria di attrezzarsi affinché
tale diritto possa essere esercitato. Inoltre, è dovere del medico prendere
in considerazione le volontà del paziente quando egli non è più in grado
di formularle”.
 
Per i medici, le dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario
“sarebbero di grande aiuto – hanno detto – anche se prese come semplici
dichiarazioni sulla carta: sempre meglio che non avere niente e dover
decidere della sorte di un paziente in stato di incoscienza soltanto con i
parenti. In ogni caso la responsabilità penale ricade sempre e comunque sul
medico, il quale è anche obbligato dalla propria deontologia a tenere sempre
in considerazione le volontà del paziente”. Sono intervenuti Stefano
Ricci, primario di neurologia dell'Asl Umbria 1, Giuseppe Donzelli
dell'Ordine dei medici, Tommaso Ciacca anestesista dell'ospedale di Perugia e
Paolo Rossi, chirurgo.
 
Al termine dell'audizione, i due consiglieri regionali che hanno redatto la
proposta di legge, Silvano Rometti (SeR) e  Attilio Solinas (Pd), hanno
ringraziato gli intervenuti per il contributo apportato all'istruttoria,
ribadendo che l'obiettivo rimane quello di “dare voce a chi non ne ha,
consentendo la possibilità che le persone coscienti hanno di rifiutare le
cure, per vivere come meglio si ritiene il tempo di vita concesso dalla
malattia, anche a chi non è più cosciente, con uno strumento che è già
previsto dalle convenzioni europee e non si pone in contrasto con la
Costituzione. Un servizio che la Regione mette a disposizione dei cittadini
senza costi aggiuntivi e anche un aiuto per i medici che devono prendere le
decisioni su cosa fare nei confronti di chi non è cosciente”.
 
Perplessità sono state espresse, invece, sia da Claudio Ricci che da Sergio
De Vincenzi (gruppo Ricci presidente) a proposito della figura del
“fiduciario”, cioè della persona che porterebbe a conoscenza del medico
curante la dichiarazione anticipata di trattamento del paziente in stato di
incoscienza. Secondo De Vincenzi, “il medico si esporrebbe penalmente a un
eventuale ricorso dei familiari se questi ultimi fossero contrari alla scelta
del paziente, posto che questa dichiarazione venga messa in mano a un
parente, come anche no. È questione che ci fa interrogare a fondo. Senza
nemmeno voler entrare nei tanti casi di persone che vivono in stato
vegetativo eppure, anche così, rappresentano un legame importante per i
familiari, un bene sociale della persona che comunque, anche in quelle
condizioni. esplica”. 
 
Per Maria Grazia Carbonari (M5s) “va tutelato il diritto sancito dalla
Costituzione di non essere sottoposto a trattamenti sanitari. Sul fiduciario
e sul riconoscimento della volontà penso che la tecnologia ci aiuterà: oggi
la firma digitale è già preistoria, c'è l'impronta. Potrebbe non esserci
bisogno di fiduciario, grazie al progresso tecnologico”.

L'autore

Redazione