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Rifondazione comunista: "La Giunta regionale parla di un'Umbria che non c'è più"

Politica
Umbria 30/12/2016 - 14:39

Nella conferenza stampa di fine anno la Giunta regionale ha sostenuto, tra le altre questioni, che il terremoto cambia lo scenario. Non c'è dubbio, sicuramente in peggio. Il modello positivo del 1997 è stato sacrificato sull'altare del commissariamento. Il risultato è un modello d’intervento centralizzato volto ad escludere nelle decisioni le comunità, le Istituzioni locali, le assemblee e tutte le articolazioni territoriali in un contesto di ritardi e problemi per i cittadini e per l'economia. Certo, questo avviene su un quadro rispetto al quale tutti i tentativi di riassetto istituzionale si sono rivelati inadeguati, da un consiglio regionale a venti che non legifera, fino al fallimento della legge Delrio sulle Province. Sulla sanità gli umbri aspettano ancora il nuovo piano regionale e azioni concrete capaci di abbattere le liste d'attesa e potenziare la medicina di territorio e la prevenzione. Invece nell'ultimo anno abbiamo assistito all'esplosione del ricorso al privato e alla "crisi" surreale aperta dall'assessore Barberini sulla nomina dei direttori. Mancano ancora un piano regionale energetico e il nuovo piano regionale dei rifiuti, entrambi necessari ed urgenti considerando la gravità della situazione che si è determinata rispetto a Gesenu e, più in generale, sulle strategie legate al riciclo e al riuso. Altro che rifiuti zero, Renzi ci ha "regalato" un nuovo inceneritore. Dopodiché il problema vero dell'Umbria è la mancanza di lavoro e il conseguente allargamento delle povertà: chiudono le aziende, aumentano disoccupazione e precarietà, esplode l'uso dei vouchers e diminuisce la spesa per alimenti e cure. L'uso dei bandi europei risulta inadeguato e legato a modelli di sviluppo superati che non creano buona occupazione. Per questo servirebbero un piano regionale del lavoro e il reddito sociale, finanziabili anche attraverso una nuova e più giusta imposizione fiscale. Detto questo, l'aspetto politicamente più grave che ha caratterizzato il PD umbro e il governo regionale è stato legarsi mani e piedi a Renzi e al suo fallimento, certificato anche dalla sonora sconfitta subita nel paese e in Umbria al referendum. Una sconfitta senza precedenti che il partito di maggioranza e i suoi rappresentanti istituzionali, dalla Regione fino ai parlamentari, hanno semplicemente fatto finta di non vedere, anche nella conferenza stampa di fine anno.

Enrico Flamini, segretario regionale di Rifondazione comunista dell'Umbria