Tu sei qui

Effetto Fornero: raccontaci la tua esperienza

Cgil Umbria
12/10/2015 - 12:17

La Cgil dell’Umbria ha deciso di lanciare una campagna di informazione dal basso sui veri effetti della Riforma Fornero. Storie di donne e uomini che hanno subito sulla propria pelle le decisioni del governo in materia di pensioni e che si sono visti penalizzare, in certi casi in maniera clamorosa, dopo tanti anni di lavoro.

Qui sotto pubblicheremo dunque tutte le storie e le testimonianze che man mano raccoglieremo. Per chi volesse partecipare è possibile contattare Franca Gasparri, della Cgil Umbria, all’indirizzo email gasparri@umbria.cgil.it

 

LE STORIE

Francesca, insegnante tra i “dannati” del ’52

Mi chiamo Francesca Settembre e sono nata il 29 novembre 1952. Sono un’insegnante e per questo una delle “dannate” del ’52!!
Nel gennaio 2011 ho fatto regolare domanda di pensionamento:infatti, con la cosiddetta quota 96( ) ,avevo maturato il mio diritto contrattuale per il collocamento a riposo. Anzi, a dirla tutta, ci stavo larga perché avrei avuto 61anni di età e 38 anni di servizio. Ma, alla fine del’anno scolastico mi è stato comunicato che, grazie alla nuova legge Fornero, io non sarei rientrata negli aventi diritti e mi sono stati dati ,come dico io, 5 anni senza la condizionale.
In realtà,andrò in pensione il primo settembre 2016, grazie al sindacato che mi ha “rivelato” che il mio servizio in una scuola speciale mi avrebbe concesso alcuni mesi in aggiunta al servizio prestato … ma questo gli apparati si erano guardati bene dal dirmelo. Fatti i dovuti calcoli avevo necessità di recuperare comunque alcuni giorni, quindi per sicurezza ho riscatto un mese di assenza volontaria per maternità che mi costerà ad ottobre ben € 1043,00 in una unica soluzione!
Ora, aldilà del fatto che  sono stanca, che mi hanno rubato i sogni e i progetti, che la scuola in generale è diventata un inferno,mi chiedo: ma se il mio era un diritto contrattuale, perché mi è stato tolto?
Perché i diritti acquisiti sono solo per i soloni della politica, per i giudizi costituzionali e simili? Infondo anche questa è una forma di razzismo! Io sono stata una di quelle sempre presente a scuola, che ha ricoperto tanti incarichi perché ci ha creduto e che adesso ,quando torna a casa e parla con il figlio in Brasile che sperava di raggiungere, la sera piange.

 

Sono Silvia, e potrò andare in pensione a 68 anni

Sono Silvia, sono nata il 1 gennaio del 1969.
Qualche giorno fa mi sono divertita a vedere sul sito dell’INPS quando sarei potuta andare in pensione.
Sapevo che mancava ancora molto, ma udite udite, risulta che potrò andare in pensione a 68 anni. Ho fatto due conti così ho realizzato che a quell’età avrò 54 anni di contributi.
Mia madre parrucchiera mi portava con sé quando ero piccolissima, prendeva un panchettino, mi ci faceva salire sopra per passarle i “rolli e le forcine” mentre faceva la messainpiega.
A 14 anni sono stata messa in regola, sia per l’assistenza sanitaria che per la pensione, i miei dicevano che era una garanzia per il futuro. Poi mamma ha chiuso e sono andata a lavorare per un parrucchiere del centro
Grazie ai miei andrò in pensione, magari vecchia e con tanti anni di contributi, troppi!
Viene sempre a negozio una signora che ne capisce, le ho chiesto spiegazioni: così ho scoperto che la famosa Legge Fornero ha colpito anche me. Davvero la mia età pensionabile sarà quella di 68 anni, dice la signora, e 8 mesi per l’aspettativa di vita (rispetto a prima 8 anni di più), ma che forse me la cavo andandoci a gennaio 2026 con 44 anni di contributi.

 

Maurizio, 40 anni di lavoro alla pressa non bastano

Maurizio, 60 anni, aveva fatto l’Itis, perito elettronico, ma poi è finito a fare l’operaio metalmeccanico.
“Sono 40 anni che lavoro davanti alla pressa e faccio i turni. Ho visto nel tempo andare in pensione i miei colleghi con 35 anni di contributi, poi con 40, a me, dopo la riforma Fornero, toccherà lavorarne 43 ( 42 e 10 mesi). Si potrebbe dire pochi di più ma alzarsi la mattina alle 4.30, con il passare degli anni pesa sempre di più. Qualche volta capita che io vada al lavoro e ancora ci sono in giro ragazzi che devono andare al letto. Vogliamo poi parlare della fatica alla pressa: posizione fissa per tutto il turno, movimenti ripetitivi, caldo e tanto rumore”.
“Nel passato, ogni tanto si festeggiava la pensione di qualcuno e ad ogni festa dicevo alla moglie, appena tocca a me farò una festa grande e potrò finalmente occuparmi della mia passione:la pesca.
Unici contenti della Fornero saranno i pesci che dovranno aspettarmi ancora 3 anni”.

 

Gabriele: la pensione era vicina, poi ha fatto un salto di 8 anni

Le mie disgrazie cominciano prima, la Fornero ci ha messo, come si dice a briscola, un carico da 11. Vado in pensione 8 anni dopo di quando dovevo e non basta, starò anche tre mesi senza stipendio e senza pensione.
Gabriele, classe 1953, lavorava per un’azienda dove si smaltavano cavi di rame, a ciclo continuo. Per chi non lo sa il ciclo continuo significa 28 turni per 5 squadre, quindi si lavora anche la notte, il sabato, la domenica ….
Dice Gabriele che contava di poter uscire con la legge sui lavori usuranti, ma che alcune pause negli ultimi anni, non lo hanno permesso. Né ha potuto beneficiare del fatto che faceva le notti, troppo poche per il diritto ( ce ne vogliono 78 all’anno per avere i 3 anni di abbuono che servivano)
Comunque la pensione era vicina, ma la Legge Fornero l’ha allontanata ancora: Gabriele ha 62 anni di età e 40 anni di contributi. Ora è in mobilità per riduzione personale, mobilità che finirà a dicembre 2017, mentre la sua finestra d’uscita sarà ad aprile 2018.
In quei mesi che mancano non avrà né pensione, né sussidio, forse dovrà versare dei contributi volontari e comunque consumare il TFR che sperava di utilizzare per altro.

 

Claudia, i figli e la possibilità negata di sentirsi più libera

Claudia, classe 1953, ha lavorato diversi anni come operaia tessile, presso un lanificio. Poi arriva la crisi e la fabbrica di tessitura chiude. Sono gli anni ottanta e Claudia non è neanche troppo dispiaciuta di perdere il lavoro, sono arrivati due figli, stare in casa e farli crescere è un bell’impegno.
“Noi donne ci sentiamo sempre un po’ in colpa se dobbiamo lasciare i figli a qualcun altro, una sosta nel lavoro, in fondo, va bene”.
Il tempo passa, Claudia va ad informarsi per la pensione, non bisogna aspettare l’ultimo giorno. Scopre così di avere solo 16 anni di contributi, mentre la legge ora ne chiede 20.
Trova un lavoretto in un negozio, occorre fare i 20 anni, altrimenti tutti i contributi versati sono inutili e non esiste norma che li restituisca.
Nel 2013 contenta si reca a fare domanda di pensione, ma scopre che l’obiettivo si è di nuovo allontanato perché ora oltre a 20 anni di contributi non bastano 60 anni di età, ma per lei ne occorrono 64 e 9 mesi
“Maledetta legge Fornero – si sfoga mentre impasta i ravioli – campiamo ugualmente, io mi arrangio a fare tutto, ma certo, per una donna, si sa, che avere una pensione, un gruzzoletto guadagnato col proprio lavoro, fa sentire più libera”.

 

Mario: senza pensione e senza salario mi hanno fatto invecchiare prima del tempo

Mario ha fatto l’operaio metalmeccanico, dipendente di una azienda importate e nota produttrice di chiavi. Chi di noi non ha in tasca una chiave Cisa?
Prima lavorava presso questa azienda in Umbria, poi per motivi di ristrutturazione, viene trasferito a Bologna. La famiglia rimasta al paese, gli intessi domestici, gli amici, fanno accettare a Mario l’idea di uscire prima e tornare a casa. Pochi contributi volontari pagati, anche con l’aiuto dell’azienda, e poi sarebbe arrivata la pensione.
Ma mentre Mario prepara il suo nuovo futuro, arriva la legge Fornero, che sposta a 42 anni e 6 mesi il requisito per la pensione. A Mario ora mancano altri 2 anni e ½ di contributi, e la pensione, naturalmente si sposta. Prima doveva attendere un anno che si aprisse la finestra, poi due e mezzo. Rimane senza pensione e senza salario per un anno e mezzo in più di quello che aveva progettato. Si adatta a fare lavoretti sia per avere un salario sia per pagarsi i contributi mancanti. Per fortuna arriva una nuova salvaguardia e Mario va in pensione dal 1 settembre 2015. Oltre alla preoccupazione, alla rabbia, ci dice “mi hanno fatto invecchiare prima del tempo”.