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"Berberina in Tunisia": un progetto per sviluppo, lotta alla povertà e benessere della terra

Diritti
Umbria 05/11/2019 - 17:06

Presentato a Perugia mercoledì 30 ottobre "Si può fare: la cooperazione internazionale a tutte le latitudini, seminari tecnici e casi studio tra Italia e Africa sulla filiera ovina, allevamento avicolo e orticoltura" a cura di Tamat e del Dipartimento Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali - DSA3 dell’ Università degli Studi di Perugia

da sx professor Djemali INAT P Spada Tamat Naziha Dridi Ministero Agricoltura tunisino Claudia Braconi AICS PSunzini
da sx M'naouer Djemali, professore di genetica animale Istituto Nazionale Agronomico della Tunisia (INAT), Patrizia Spada, Presidente Tamat, Naziha Dridi, Ministero Agricoltura tunisino, Claudia Braconi, AICS, Piero Sunzini, direttore generale Tamat

Mercoledì 30 ottobre si è tenuto presso l'Aula Magna del Dipartimento Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia  il primo di tre seminari tecnici dedicati a casi studio su filiera ovina, allevamento avicolo e orticoltura tra Italia e Africa a cura di Tamat e dello stesso Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali - DSA3 dell’ Università degli Studi di Perugia  per il calendario accademico 2019-2020: "Si può fare: la cooperazione internazionale a tutte le latitudini".

Francesco Maria Lorenzini Tamat
Francesco Maria Lorenzini, Tamat

Questo primo appuntamento, al quale hanno portato i saluti il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Perugia Franco Moriconi e il Direttore DSA3 Francesco Tei, ha visto la partecipazione di docenti e studenti ed è stato incentrato sulla presentazione del progetto  zootecnico di cooperazione Italia-Tunisia di cui Tamat è capofila, co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, “Berberina in Tunisia”, progetto sulla razza ovina Berberina che punta alla realizzazione di una struttura cooperativa  collettiva per 50  giovani allevatori  con un focus su  empowerment femminile. I beneficiari del progetto, frutto di un partenariato pubblico e privato per un modello di sviluppo inclusivo in  contesto rurale a forte propensione migratoria del governatorato di Sidi Bouzid, sono 25 donne e 25 uomini della Comunità di Jmel – Municipalità di Faidh.

I lavori sono stati introdotti da Piero Sunzini, direttore generale di Tamat, e dal professore Fabio Maria Santucci del DSA3 con delega per la Cooperazione Internazionale. Per il professor Santucci  quella  del 30 ottobre è stata l’occasione per una riflessione sulle sfide dei mutamenti  climatici per  agricoltura e allevamento a partire dai contenuti della piattaforma dell’Agenda 2030. Proprio su queste prospettive e su azioni lunghe, integrate e concertate, Piero Sunzini ha chiamato in causa il ruolo di Istituzioni, OSC,  Università  e del settore privato nei progetti di cooperazione internazionale per modelli efficaci ed efficienti di  crescita e sviluppo. Il coordinatore per Tamat del progetto  Francesco Maria Lorenzini ha sottolineato i punti di forza del progetto: modello sostenibile e inclusivo e partenariato multi-attore. M naouer Djemali professore di genetica animale INAT
M'naouer Djemali, professore di genetica animale Istituto Nazionale Agronomico della Tunisia (INAT)

Naziha Dridi Direttrice ufficio allevamento e pascoli Ministero dell Agricoltura tunisino
Naziha Dridi, Direttrice ufficio allevamento e pascoli Ministero dell Agricoltura tunisino
 

Su queste premesse si sono mossi i contributi di  Claudia Braconi dell’ Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, di Naziha Dridi direttrice Ufficio Allevamento e Pascoli  del Ministero dell’Agricoltura dells Tunisia, che ha delineato  un quadro dettagliato sull’allevamento ovino in Tunisa per la competitività della filiera, e di M'naouer Djemali, professore di genetica animale Istituto Nazionale Agronomico della Tunisia (INAT), che si è soffermato più volte sul valore del progetto, della cooperazione internazionale e di interventi concreti di sviluppo volti a valorizzare le specificità di territori e delle loro comunità grazie  alla filiera agricola e zootecnica attraverso la ricerca, l’alta formazione  e modelli innovativi di gestione.

da sx dott Sylla Lakamy e professore Fabio Maria Santucci
da sx, dott Sylla Lakamy e il professore Fabio Maria Santucci
 

Nell'ultima parte del seminario, Ugo Francia, consulente zootecnico, si è soffermato su sviluppo equo e giusto per le comunità in zone marginali,  Francesca Maria Sarti dell’unità di ricerca in Scienze Zootecniche, ha sottolineato come le razze autoctone siano legate al territorio e alle sue specificità  che vanno perciò tutelate e salvaguardate, e  il professor Lakamy Sylla,  originario del Mali del  Dipartimento di Medicina Veterinaria, ha approfondito tutti gli aspetti igienico-sanitari in aree svantaggiate tra benessere animale e della terra.

 

IL PROGETTO