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Articolo 18 addio, Renzi festeggia, Cgil e sinistra all'attacco

Politica
Italia 21/02/2015 - 15:29

di Gracco Baeuf - E alla fine il Consiglio dei MInistri ha licenziato la riforma del lavoro targata Matteo Renzi. Sono stati approvati in via definitiva i primi due decreti attuativi del Jobs Act. Una giornata davvero "storica", ma soprattutto per Confindustria e per le destre italiane che non erano riuscite a portare a casa risultati così importanti contro il mondo del lavoro. C'è riuscito il Pd.

Addio articolo 18. "Oggi è un giorno atteso per molti anni da un'intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari, ma non al precariato". Così il Presidente del Consiglio Matteo Renzi sul via libera al decreto attuativo del contratto a tutele crescenti. Non solo. Sempre durante la conferenza stampa Renzi ha aggiunto che "con il Jobs Act superiamo l'articolo 18 e i cococo". Insieme a Renzi il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, che ha sostenuto "nelle intenzioni di Palazzo Chigi, c'è un cambio radicale di mentalità".

Le reazioni. Contraria la Cgil: "Il Jobs Act è il mantenimento delle differenze e non la lotta alla precarietà”. Incalza Maurizio Landini, segretario nazionale FIOM: “Siamo in presenza di una riforma che non migliora le condizioni di chi ha bisogno di lavorare”. Sul fronte politico durissimo Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista: “Renzi, all’opposto di quanto racconta, è contro i giovani italiani. Adesso infatti la precarietà per i giovani sarà per legge e per tutta la vita". Anche Stefano Fassina, minoranza Pd, non scherza: "Il diritto del lavoro torna agli anni ’50. Oggi è il giorno atteso da ann dalla Troika”. E Nichi Vendola, leader di Sinistra Ecologia e Libertà, aggiunge: "“Al di là delle battute di Renzi, la realtà è che il lavoro non è più un diritto, il licenziamentò sì. Contenti i diversamente berlusconiani”.

L'autore

Ritratto di Gracco Babeuf Gracco Babeuf

François-Noël Babeuf, noto anche come Gracco Babeuf in onore dei Gracchi, riformatori e tribuni della plebe romani (Saint-Quentin, 23 novembre 1760 – Vendôme, 27 maggio 1797), è stato un giornalista ed agitatore politico francese, che si distinse durante la Rivoluzione. Viene ricordato per il suo ruolo nella congiura degli Eguali. Sebbene i termini socialista e comunista non fossero in uso al tempo di Babeuf, essi sono stati ampiamente utilizzati dagli studiosi successivi nel descrivere i suoi ideali politici, anticipatori del socialcomunismo.