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"Tra ferrovie e strade l'Umbria rischia l'isolamento"

Politica
Umbria 21/09/2015 - 16:09

Un secolo dalla costruzione della ex MUA, ex FCU; quasi mezzo secolo dall’apertura dei primi tratti della SS 3/bis, infrastrutture che innervano l’Umbria, così liberata dalla propria atavica emarginazione fisica rispetto al resto d’Italia.

Da alcuni anni tuttavia si registra un crescente rischio di ritorno all’antico isolamento stradale e ferroviario, non essendo stata effettuata una sistematica manutenzione programmata né per la E/45, né per il ferro.

Contro questa prospettiva occorrerebbe un serio Piano trasporti, ma quello 2014-2024 della Regione nasce vecchio, con riferimenti e proposte antiquate, che indugiano ancora sulla gomma, provocando anzitutto la morte della ex FCU, scavalcata -nelle intenzioni della Regione- da un servizio di autobus potenziato che preveda al riguardo “l’attrezzaggio della sede stradale (…) per la loro fermata, inclusa la viabilità principale” (p. 285 del Piano): stop anche lungo la superstrada dunque?!? Suvvia!

Una ex FCU ampiamente trascurata pure a fini di trasporto merci: su quasi 400 pagine di analisi, non una parola! Eppure il tema fu sollevato anche dallo stesso PD con il consigliere Chiacchieroni: del resto la ex FCU fu usata a lungo per questo.

Sviluppumbria nel 2012 raccolse l’interesse degli operatori, a partire dalle Fornaci Briziarelli contigue alla ferrovia, ma costrette a invadere di laterizi la E/45, come altri fanno con l’acqua e il resto (Sangemini, etc.). Intanto, fuori dagli stabilimenti, centinaia di TIR stazionano quotidianamente a motore acceso, lasciando il loro generoso carico di particolato. E, grazie al diesel, il benzo(a)pirene è sopra soglia sia nella Val Tiberina che nella Conca Ternana, fenomeno che, non a caso, il Ministero dell’Ambiente rammenta alla Regione, nelle proprie osservazioni al Piano.

Che fare? Il M5S presenterà alcuni precisi emendamenti al Piano trasporti.

Ecco il primo: basta anzitutto al flusso di camion extraregionali che percorrono integralmente la E/45 quale corridoio gratuito e alternativo alla A/1: quasi 3.000 TIR/giorno (tab. 34, p. 176) che scaricano qui il loro black carbon, distruggendo l’infrastruttura, aumentando un’incidentalità il cui peso è “più elevato che nel resto del Paese, determinando uno svantaggio competitivo tra i 90/180 milioni di euro che gravano sul sistema regionale” e che incidono “direttamente sulle prospettive di crescita economica e occupazionale regionale” (pp. 203-204).

Tale flusso di camion extraregionali (quasi il 20% del totale, dati della Regione) deve pagare i costi della devastazione: solo così l’Umbria può contenere il numero dei TIR e risanare una E/45 altrimenti destinata, come la ex FCU, a finire chiusa per lunghi tratti e per molto tempo, perché il Governo già oggi non interviene più.

Un pedaggio imposto esclusivamente ai TIR col sistema free flow, senza barriere: entrerebbero almeno 15 milioni di euro/anno, utili come pane a una strada ridotta a colabrodo per via di una politica trasportistica senza slanci e troppo spesso balbuziente.

Ci sarebbe molto altro da dire, e lo diremo. Ma si cambi subito o l’isolamento dell’Umbria sarà inevitabile