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Flamini/PRC invita la cittadinanza a costruire la sinistra e spara a zero sui "soliti noti"
di Enrico Flamini* – Il tavolo delle forze di sinistra che avevano sottoscritto il documento “Noi ci siamo. Lanciamo la sfida” ha visto una battuta d’arresto. Ad onor del vero, e senza voler aprire polemiche inutili sulle responsabilità, questo non è successo sul tema dello scioglimento dei partiti come riporta il senatore Caponi. O meglio, questo argomento è stato utilizzato strumentalmente per coprire la vera questione che è emersa in tutta la sua evidenza con le primarie di Milano: il rapporto con il Pd e il centrosinistra. Tra l’altro, contrariamente a quanto riporta Caponi, la prospettiva di sciogliere i partiti è stata respinta non solo da Rifondazione comunista, ma anche da Possibile (il movimento di Civati) e da buona parte de L’Altra Europa. Sono chiare a tutti le ambiguità di Sel e Sinistra italiana sulle elezioni amministrative. Non è possibile far finta che a Milano non sia successo niente. Se ne è accorto il coordinatore nazionale di Sel Fratoianni che sta tentando di fare marcia indietro dopo aver portato il suo partito alle primarie, non se ne accorgono i “soloni” locali della sinistra, gli stessi che difficilmente per la loro storia politica possono dare lezioni di unità a sinistra ad una generazione che ha subíto le loro scelte sbagliate. A Milano è nato il partito della Nazione: il centrosinistra è morto e andrà alle elezioni con un candidato di destra, il candidato dei poteri forti, l’uomo dell’Expo. Le primarie a cui Sel ha partecipato si sono rivelate per quello che sono: la volontà del Pd di fare un Patto del Nazareno in ogni città e soprattutto di guidare il paese andando a braccetto con le destre. Che questo fosse il progetto di Renzi era chiaro. Che non se ne faccia cenno alcuno è davvero stravagante. In questo contesto l’idea di fare un nuovo partito al posto del soggetto unitario è sbagliata e non risponde alla necessità di costruire un’alternativa di governo al disastro che Renzi sta producendo. Esperienze come “La Sinistra, l’Arcobaleno” o Federazione della Sinistra non c’entrano nulla con quello che proponiamo. Non servono cartelli elettorali o ammucchiate dell’ultima ora, ma una struttura organizzativa che permetta la partecipazione di tutti i soggetti, individuali e collettivi, e che adotti forme di organizzazione in grado di aprirsi alle diverse esperienze. Dopo i disastri delle elezioni regionali, il rischio è di ripeterli anche alle elezioni amministrative. Del resto Rifondazione comunista e il suo gruppo dirigente non hanno alcuna rendita di posizione da dover difendere. Per questo presentare le nostre posizioni politiche in modo caricaturale come fa Caponi, oltre ad essere ingiusto, è davvero fuori dalla realtà. In effetti non è una novità questo astio contro il nostro partito, “un’anomalia politica” che in tanti e fin dall’inizio hanno provato e provano a mettere in discussione. Noi abbiamo chiaro che serve una coerente alternativa a Renzi e per questo stiamo rilanciando l’iniziativa politica sui territori, avanzando a tutte le donne e gli uomini interessati, a tutti i soggetti sociali, politici e culturali, la proposta politica di costruire un percorso unitario di aggregazione della sinistra antiliberista, civica e popolare che abbia le caratteristiche di unità, pluralità, apertura. Certo, non è un percorso semplice. Potrebbe esserlo se si cambiassero i protagonisti, i soliti noti alla ricerca di un posto al sole, e se ogni tanto si mettesse l’orecchio fuori dai palazzi.
*Segretario Regionale di Rifondazione comunista dell’Umbria