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L’Europa riparta dal lavoro contro il neoliberismo

di MARTA MELELLI*
05/03/2016 - 09:31

Stiamo assistendo ad una modificazione sostanziale e pericolosa dello spirito della civiltà europea e di quei valori su cui l’Unione Europea è stata fondata dopo la Seconda Guerra Mondiale. Uso della forza militare contro le barche di migranti, sospensione delle norme di Schengen, esternalizzazione dei controlli alle frontiere, confische di beni a chi fugge da guerra e povertà come risarcimento per il loro mantenimento. Ma non solo. Politiche contro l’organizzazione dei lavoratori e il diritto di sciopero si stanno facendo strada in tutta Europa: di poco tempo fa è l’annuncio di un provvedimento della Gran Bretagna volto in tal senso, aggravato dall’accordo per scongiurare la Brexit, secondo il quale i lavoratori regolari provenienti da altri paesi Ue avranno meno tutele e diritti degli altri, con la conseguenza ricattatoria verso i lavoratori nativi inglesi. Non solo politiche che creano la percezione di continente in guerra, ma anche dati che indicano crescita zero, aumento di tendenze reazionarie, xenofobe, anti sociali, innalzamento dei livelli di povertà.

I presupposti neoliberisti messi in campo in Europa non hanno di certo ridotto il debito dei Paesi in difficoltà, ma sono serviti solamente a deregolamentare il lavoro, tagliare il welfare, aumentare le privatizzazioni e le liberalizzazioni in settori chiave. In Italia ciò è avvenuto anche con il Jobs Act (che, ricordiamolo, consente di demansionare, spiare e licenziare il lavoratore) e con il decreto Poletti sull’acausalità dei contratti a termine. L’Europa della precarietà e dei leitmotiv mediatici tendenziosi. La flexsecurity, su cui sono state basate le riforme del lavoro europee, ha generato competitività al ribasso su salari e diritti sociali e precarizzazione dei rapporti di lavoro. Ha aumentato la delocalizzazione ed il dumping sociale. Ha reso ricattabili i lavoratori ed abbassato i livelli di sicurezza sul lavoro. La “guerra tra poveri” ha avuto una doppia direttrice, una interna all’Unione ed una verso i paesi in via di sviluppo e industrializzazione. La minaccia della disoccupazione e della miseria ha allentato i vincoli di solidarietà tra cittadini e lavoratori.

Da questi presupposti è partita l’iniziativa “ The precariat, the new generation and the struggle for the restoration of collective agreements in Greece and Europe” svoltasi a Salonicco, inserita nella campagna “May Day – Stop the coup” lanciata in Grecia per la riconquista europea dei contratti collettivi e la lotta contro precarietà e disoccupazione, battaglia trasversale e non generazionale. Ci si è confrontati sulle varie forma di lotta dei lavoratori in Grecia e Italia, sulle difficoltà soprattutto per le giovani generazioni del non avere un reddito di base garantito, e sulle proposte per progetti di crescita sociale. In questo contesto si è fatto riferimento al progetto di legge di iniziativa popolare della CGIL per un nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori, che ha come obiettivo la ri-conquista, l’estensione e l’universalità dei diritti. Una battaglia impegnativa, ma che ci rende fortemente consapevoli che “il futuro è nelle nostre mani” , mentre ci riporta alla memoria la storia post-bellica per la conquista dello Statuto dei Lavoratori del 1970. La necessità emersa è quella di lanciare un messaggio forte all’Europa, contro l’attuale strategia economica e sociale di austerità, e di costruire relazioni e ponti in direzione della democrazia e della solidarietà, ripartendo dal lavoro per rimettere al centro della discussione europea dignità e diritti.

*Membro del Direttivo Nazionale CGIL