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Sì ad un piano speciale per il lavoro in Toscana

Politica
Toscana 15/05/2015 - 18:22

La crisi economica e la delocalizzazione delle imprese mostrano il conto anche in Toscana: il tasso di disoccupazione, nel 2014, è arrivato al 10,1% nella popolazione in generale e al 35,7% tra i giovani. Le risposte messe in campo a livello nazionale dal Governo Renzi (il cosiddetto “Jobs Act”) non hanno fatto che peggiorare la situazione, livellando verso il basso i diritti di tutti. Sul piano delle politiche attive del lavoro, inoltre, i tanti e frammentari provvedimenti del Governo e della Regione, da Garanzia Giovani a Giovani Sì, non hanno prodotto né nuovo lavoro, né stabilità. Borse e tirocinanti utilizzati in maniera impropria hanno tolto valore al lavoro giovanile, ridotto i diritti e non hanno costruito nessuna prospettiva reale.

Altro che Jobs Act: noi diciamo Sì al “Workers Act” proposto da Sbilanciamoci, una riforma del lavoro fatta per generare lavoro e diritti e non per distruggerli. Proponiamo un nuovo progetto di politica per il lavoro: vogliamo superare il vincolo del patto di stabilità e predisporre un piano per la piena e buona occupazione, ripristinando ed estendendo i diritti dei lavoratori cancellati dal Jobs Act. Ai giovani deve essere offerta la possibilità di essere inseriti in un mondo del lavoro non più incerto e precarizzato.

Sì, siamo per un New Deal che ribalti la logica dell’austerity e faccia ripartire l’economia, basato sulla conversione ecologica e sulla giustizia sociale. Un piano per il lavoro che crei occupazione innovativa e stabile, puntando sulle competenze e le specificità del nostro territorio. Serve una nuova politica industriale e una Regione che sappia farsi imprenditrice, in collaborazione con le forze sociali, la ricerca universitaria e le comunità locali. Le strutture produttive toscane vanno ammodernate e messe in grado di cogliere le opportunità di sviluppo offerte dal contesto internazionale, in modo da poter produrre buona occupazione e da poterla diffondere in tutto il territorio, con il sostegno di adeguate politiche del credito, promosse anche dalla Regione.

Sì, siamo per una nuova economia, per la Toscana del futuro, che salvaguardi i settori più consolidati, rinforzi il tessuto produttivo nei suoi settori di punta e favorisca la crescita di nuovi comparti, legati al campo della salute, delle biotecnologie, all’applicazione generalizzata di tecnologie informatiche nei processi produttivi e nei prodotti.

La nuova economia è sociale e solidale: la Regione deve promuovere l’agricoltura sociale e quella urbana, le varie forme di co-produzione e condivisione, la piccola distribuzione organizzata e i mercati solidali, le nuove modalità di lavoro condiviso (co-working) e di fabbriche e fattorie recuperate. Altrettanto importanti per le molte esperienze già presenti in Toscana sono le iniziative di microfinanza e di finanza etica, dove la Regione può svolgere un ulteriore ruolo di garante per l’accesso al credito per le piccole e medie imprese, con nuovi fondi di garanzia dedicati. Occorrono un piano e una legge regionale che promuovano veri e propri distretti di economia solidale.

Il contesto toscano esige politiche da rafforzare, in particolare sul versante delle politiche attive (creazione di lavoro), con opportunità connesse alle tipicità del nostro sistema produttivo. Fra le politiche attive va rafforzata la domanda organizzata dal settore pubblico attraverso forme condivise di trasferimento tecnologico fra Università, Enti di Ricerca, imprese. È il caso dei mai effettivi “distretti della conoscenza” che possono integrare Università, collegi di eccellenza CNR, incubatori del territorio come il Polo Tecnologico di Navacchio e Biotech.

Occorre anche riprendere con slancio l’azione nei settori della trasformazione dei prodotti agricoli, per i quali si apre un mercato sempre più ampio con l’affermarsi dei prodotti di qualità legati alle denominazioni di origine.

Sì, siamo per una profonda revisione della legge nazionale sugli appalti e sulle regole che li governano anche in Regione Toscana. Le modalità di affidamento degli appalti d’opera e quelli di servizio vanno radicalmente cambiate: occorre fermare il massimo ribasso, garantire eguaglianza di diritti e di retribuzione a parità di lavoro. E’ necessario avviare un processo di reinternalizzazione dei lavoratori in appalto, con clausole di salvaguardia, e dei servizi. E’, inoltre, dimostrato che i lavori in appalto costano di più di quelli gestiti direttamente da un sano sistema pubblico.

La disastrosa gestione del Monte dei Paschi di Siena sia del precedente management con errori e gravi irregolarità, sia dell’attuale che ha tagliato soprattutto i costi relativi al personale senza recuperare redditività e patrimonialità, ha causato un’enorme perdita di valore di un patrimonio della comunità locale e la conseguente indisponibilità per il sostegno all’economia, al settore sociale e culturale. Siamo contro qualsiasi fusione, per il mantenimento direzionale a Siena e, in via transitoria, l’ingresso statale nel capitale di MPS.

La Regione deve farsi protagonista, inoltre, di un percorso di ricostruzione di un sistema bancario regionale autonomo ed in grado di agire significativamente nei processi economici della Toscana.

La Regione può intervenire a favore dell’economia con un’accorta politica della formazione professionale che faccia incontrare i giovani con un mercato del lavoro dove qualità e innovazione siano l’elemento caratterizzante.

Sì, fermare la decrescita infelice della Toscana si può!  Esemplare è la situazione delle acciaierie di Piombino, città che deve continuare a produrre acciaio con il mantenimento dell’area a caldo, acquisendo le migliori tecnologie, e dove, come per tutte le aree di crisi in questa regione, occorrono urgentemente tre cose: un piano industriale certo, dettagliato e con una prospettiva di lungo periodo; il mantenimento dei livelli occupazionali con la tutela di tutti i lavoratori interessati; un rapporto coerente tra sviluppo e salvaguardia dell’ambiente.

Investimenti nei settori strategici, sostegno alla domanda, una nuova programmazione, un piano regionale per il lavoro sono la strada che vogliamo percorrere.